In questo lavoro Halberstam opera un radicale dislocamento della maschilità rispetto al corpo maschile. La distinzione inglese è tra masculinity (intesa come espressione di maschilità) e maleness (l’essere maschio). Nella tradizione decostruzionista dei queer studies, il concetto di female masculinity (maschilità femminile) mette in questione la naturalezza con cui i corpi maschili sembrano incarnare la maschilità. Esiste, sostiene Halberstam, una maschilità senza maschi. Ben lontana da costituire un’imitazione dell’essere maschio, la maschilità femminile smaschera se mai l’artificio tramite il quale la maschilità stessa è costruita. Per questo è importante riconoscere, esplorare e nominare le forme alternative di maschilità, e in particolare la maschilità femminile, di cui le pratiche dei drag king sono una delle possibili manifestazioni.
Non solo il concetto di female masculinity ha contribuito a nominare una corrente di rottura all’interno del lesbofemminismo, illuminando e riscattando una genealogia di donne che hanno vissuto auto-identificazioni maschili (e mostrando allo stesso tempo come il desiderio lesbico non sia sempre parte di questo percorso). Di più, essa non si propone come categoria identitaria – piuttosto, apre la possibilità di descrivere in modi differenziati e incompleti le pratiche di sottoculture sessuali diversificate.
È infine importante sottolineare che la maschilità femminile è innanzitutto leggibile. Halberstam riferisce a questo tipo di esperienza con l’espressione, divenuta famosa, bathroom problem – la circostanza in cui a una donna è vietato l’ingresso in un bagno pubblico femminile perchè – diremmo banalmente – la si scambia per un uomo. Questo errore di riconoscimento pone il problema della relazione tra una maschilità agita consapevolmente (come nel caso dei drag king) e una imposta dall’esterno, tra auto-identificazione e etero-attribuzione, tra autopercezione e leggibilità pubblica.