MATERIALI DA LEGGERE E DA STAMPARE

LO STUPRO COS’E?

 
da leggere / da stampare

 

 

LA PLASTICA E’ FANTASTICA

(riduzione dei rischi sessuali per le donne, le lesbiche, le bi, e tutte le altre)

 

da leggere / da stampare

 

 

SUI NOSTRI CORPI DECIDIAMO NOI

(contracezione, IVG, ecc.)

 
 
da leggere / da stampare

 

 

 LA DISTRIBUZIONE DEI COMPITI TRA DONNE E UOMINI NEL LAVORO DELLA CONVERSAZIONE

da stampare

 

 

Femminismo

"Il femminismo è un movimento politico socialista anti-famiglia che incoraggia le donne a lasciare il marito, ad uccidere i figli, a praticare la stregoneria, a distruggere il capitalismo e a diventare lesbiche » Pat Robertson (politico cristiano e tele-evangelista, usa)

 

altre definizioni…

 

Femminismo

Le donne sono state e sono ancora oggi discriminate in quanto
donne in gradi e modi diversi in tutte le culture del mondo: Il loro ruolo
tende ad essere limitato alla procreazione e alla cura della prole e della
famiglia o ad altri ruoli considerati come “naturalmente femminili” grazie a
culture, tradizioni, istituzioni, politiche, violenze patriarcali (esclusione
dai posti di potere e di gestione, stipendio inferiori di 30%, maggiore
precarietà del lavoro, stupri, controllo
medico e sociale della maternità,
attacco della
Chiesa alla contraccezione e
all’aborto, canoni di bellezza, violenze coniugali, ecc.). 
Dopo essere state costrette nei loro
ruoli, le donne paradossalmente continuano ad essere attaccate e sbeffeggiate
proprio in quanto femminili, ovvero diverse dalla norma comunemente accettata –
quella maschile. 

Il
femminismo è essere consapevole, nonostante l’idea veicolata dalla nostra
società (patriarcale), che non c’è uguaglianza tra donne e uomini e che la
situazione delle donne è inaccettabile. E’ riconoscersi come parte di un gruppo
sociale oppresso e lottare da questa posizione contro questa oppressione. E’
anche un progetto di libertà: rifiutare di essere oggetto di oppressione e
costruirsi come soggetta autonoma.

Nel corso del tempo il femminismo ha
messo in campo, oltre alla lotta per i diritti, la lotta economica e sindacale,
l’estensione e la riformulazione dei diritti sociali e di cittadinanza,
l’accesso ad ogni grado dell’educazione, la richiesta di cambiare radicalmente
i valori fondanti della famiglia e la sessualità, ha messo in questione la
divisione fra pubblico e privato – ovvero la prima base della politica – e ha
lanciato una sfida generale a tutti i campi del sapere chiedendo di rifondare
dal principio tutte le basi della conoscenza.

“Femminismo” è quindi “il nome dato a
un’ampia e multiforme risposta critica alla deliberata e sistematica
subordinazione delle donne da parte degli uomini.  ll concetto di femminismo comprende sia un
sistema di idee che un movimento sociale e politico basato sul rifiuto del
privilegio maschile e della subordinazione delle donne.  Il femminismo assume come punto di partenza
per la sua critica la nozione di genere, o la differente costruzione socio-culturale
della relazione e dei comportamenti dei sessi (da Karen Offen, European Feminisms 1700 – 1950,  2000)

 

Patriarcato

Sistema materiale e
ideologico che permette al gruppo o la classe degli uomini di opprimere il
gruppo o la classe delle donne: sfruttarlo e appropriarsene. Si può lottare
contro il patriarcato perché si basa su strutture obiettive come le
istituzioni, lo Stato, la famiglia, il lavoro. L’oppressione delle donne non si
basa né su relazioni puramente individuali né su disposizioni naturali (LA femminilità,
LA mascolinità). Questa analisi dei rapporti donne/uomini è materialista perché
non si basa su differenze biologiche ma su situazioni materiali che creano le
differenze tra i sessi: privato/pubblico, decisione/esecuzione,
specializzazione sessuale del lavoro, condizioni di vita, dipendenza, autonomia
economica, organizzazione dello spazio, accesso ai servizi sanitari…

Le donne si avvantaggiano
della distruzione di queste strutture patriarcali mentre gli uomini si
avvantaggiano nel mantenerle.

 

Femminismo radicale

Lottare per
distruggere il patriarcato e non per riformarlo perché è alla radice de
l’oppressione delle donne.  Costruire un’identità più forte e più
nostra, attraverso relazioni libere e scambio intellettuale fra donne. Dare
quindi sistematicamente la preferenza ai rapporti fra donne, e alle conoscenze
che dalle donne sono state costruite nel corso del tempo, nella consapevolezza
che solo una donna può dare autorità a un’altra donna.

 

Trasversalità dei
sistemi di oppressione

Il femminismo va di pari
passo con le lotte contro i diversi sistemi di oppressione della società: il
patriarcato, il capitalismo, il sistema razziale. Questi sistemi si mantengono
l’uno con l’altro, agiscono insieme, ma hanno un’esistenza autonoma. Alcune
donne, proletarie, nere, subiscono diverse forme di oppressione che il
femminismo considera nell’insieme. Non ci sono lotte prioritarie.

 

Autodeterminazione della (non) maternità

Uno
dei punti particolarmente dolenti dell’attuale situazione delle donne, e
specialmente in Italia, è l’attacco all’autodeterminazione nella procreazione o
la non-procreazione. Sia i discorsi della Chiesa che, in gran parte, quelli
della scienza, si concentrano sul feto e sull’embrione, come se questi
navigassero nel vuoto, e come se non necessitassero non solo del corpo, ma
anche del desiderio e dell’accoglienza di una donna per venire al mondo.  E’ sotto attacco quindi sia l’interruzione
volontaria della gravidanza, sia il desiderio di alcune donne che non rientrano
nei giusti canoni (eterosessuale e sposata, non troppo giovane, non troppo
vecchia) di diventare madri.  In entrambi
i casi la Chiesa, lo stato, la scienza, vogliono decidere per noi.

 

Antisessismo

Rifiutare
ogni forma di discriminazione legata all’appartenenza ad un genere. Nelle
nostre società, è il fatto di essere donna che viene svalutato, discriminato
(stipendi inferiori, acceso inferiore al potere, credibilità inferiore..)
mentre il fatto di essere un uomo dà privilegi (economici, sociali, di
affetto..). L’antisessismo è una nozione troppo vaga perché non rende conto
della profonda asimmetria delle discriminazioni che subiscono le donne rispetto
agli uomini.

 

Antiessenzialismo

I discorsi essenzialisti e
naturalisti giustificano la dominazione degli uomini con la presunta
inferiorità o differenza naturale delle donne. L’uomo è considerato come
l’essere umano base e LA donna come la sua femmina. L’essenzialismo è credere
in una natura eterna e immutabile de LA donna. E’ accettare il "mito delLA
donna" e delle così dette caratteristiche femminili che sarebbero
"naturalmente" associate alle donne. Però "la donna come essenza
eterna non esiste. E’ il prodotto (possibile) di una data costituzione e una
data storia variabile secondo le/gli individue/i. Non si è donna, non si nasce
donna, si diventa donna. Questo implica che questo può non avvenire"
(Simone de Beauvoir). Le donne e gli uomini non esistono, il sesso è una
costruzione sociale e politica prodotta da relazioni di potere. E ciò che è
stato costituito socialmente e storicamente può essere cambiato con lotte
politiche.   

 

Gruppi
non-misti

Molti
gruppi femministi sono separatisti. Non è assolutamente una discriminazione nei
confronti degli uomini, ma una scelta politica. In gran parte grazie alle lotte
femministe passate, la società è diventata mista perché le donne (al meno nel
mondo occidentale) possono essere presenti in tutti i luoghi pubblici. Però
società mista non significa società ugualitaria. Basta guardare la (non)
presenza delle donne e la loro (non) libertà di muoversi, di agire e di decidere
in molti ambienti lavorativi, nei concerti, nei movimenti politici, nei bar,
per strada e vedere come per magia, la cucina, le pulizie, la cura dei bambini
(un lavoro che le donne fanno gratuitamente) siano situazioni in cui si crea
una separazione quasi mai scelta consapevolmente e non messa in discussione
(anche nelle sfere antagoniste).

Per cui,
essere attiva in un gruppo o una situazione separata significa unirsi a donne
che vogliono crearsi spazi di autonomia, dal momento che è fondamentale la coscienza
che viene dal racconto condiviso della propria esperienza e dall’introspezione
collettiva.  In questi gruppi le donne
lottano acquistando consapevolezza politica della comune oppressione
patriarcale e costruendo strumenti di lotta contro questa oppressione. Le donne
sono gli unici soggetti legittimati a lottare per la propria emancipazione e
autonomia: agire tra sole donne è una strategia di lotta, uno strumento e non
un fine e non impedisce che gruppi femministi o individue femministe
partecipino anche ad altre lotte.

 

Eterosessismo,
omofobia, lesbofobia

L’eterosessismo è
l’eterosessualità obbligatoria. Uno dei pilastri di questa società è la norma
eterosessuale. Questa norma favorisce l’idea di una complementarità naturale
tra donne e uomini. L’obbligo all’eterosessualità permette di mantenere le
donne in una situazione di dipendenza nei confronti degli uomini, di dividerle
e di isolarle (ognuna nella propria casa…). 
Questa norma si oppone alla libera scelta delle sessualità o non -sessualità
di ognuna. E l’unico modello veicolato dalla famiglia, dalle istituzioni, dal
cinema, dal lavoro, dagli sguardi e comportamenti per strada. Non c’è un altro
modello di sessualità che quello tra una donna e un uomo, passiva/attivo,
fallocentrica, dove il desiderio è maschile, l’uomo è un "predatore"
e la donna un oggetto da prendere o da conquistare. L’eterosessismo significa
immaginare per sé e per le/gli altre/i solo questo modello di relazione, come
LA sessualità normale e naturale. L’omofobia e la lesbofobia definiscono
l’insieme delle idee e pratiche che negano e reprimono le relazioni tra donne o
tra uomini. Violenze, insulti, odio, disprezzo, non riconoscimento, rigetto,
ignoranza, prese in giro, sono le reazioni che subiscono le lesbiche e i gay o
tutte le persone "sospettate" di esserlo. Così, non conformarsi ai
ruoli tradizionali di femminilità o mascolinità, o solo deviarne leggermente,
può provocare  reazioni lesbofobiche o
omofobiche. Qua di nuovo, troviamo l’asimmetria 
donne/uomini. Tra uomini, è considerato come una sovrasessualità o come
abbassarsi a un ruolo di donna. Tra donne, è l’invisibilità: si presume che non
abbiano desideri, o una sessualità propria, che manchi per forza qualcosa. Il
desiderio tra donne mette troppo in discussione il ruolo delle donne e il
regime eterosessuale.

 

Sex
e gender

Tradizionalmente gli
individui vengono divisi in uomini e donne sulla base delle loro differenze
biologiche. Gli studi di genere propongono invece una suddivisione, sul piano
teorico-concettuale, tra questi due aspetti dell’identità:

  • il sesso (sex)
    costituisce un corredo genetico, un insieme di caratteri biologici, fisici
    e anatomici che producono un binarismo maschio / femmina,
  • il genere
    (gender) rappresenta una costruzione culturale, la rappresentazione,
    definizione e incentivazione di comportamenti che rivestono il corredo
    biologico e danno vita allo status di uomo / donna

Il genere è un prodotto
della cultura umana e il frutto di un persistente rinforzo sociale e culturale
delle identità: viene creato quotidianamente attraverso una serie di
interazioni che tendono a definire le differenze tra uomini e donne. A livello
sociale è necessario testimoniare continuamente la propria appartenenza di
genere attraverso il comportamento, il linguaggio, il ruolo sociale. Si parla a
questo proposito di ruoli di genere.
In sostanza, il genere è un carattere appreso e non innato. Maschi e femmine si
nasce, uomini e donne si diventa.

Il rapporto tra sesso e
genere varia a seconda delle aree geografiche, dei periodi storici, delle
culture di appartenenza. I concetti di maschilità e femminilità sono concetti dinamici
che devono essere storicizzati e contestualizzati. Ogni società definisce quali
valori attribuire alle varie identità di genere, in cosa consiste essere uomo o
donna. Maschilità e femminilità sono quindi concetti relativi.

 

Queer

La teoria queer è una teoria sul sesso e sul genere.
Sua tesi di fondo è che l’identità di
genere
e sessuale
di ciascuno sia parzialmente o interamente socialmente costruita, e che quindi
gli individui non possano essere realmente descritti usando termini generali
come "eterosessuale"
o "donna". I teorici queer
suggeriscono di costruire categorie e gruppi sulla base di associazioni
liberamente stabilite dagli individui.

Non tutti gli individui
sono nettamente classificabili come "maschi" o "femmine",
anche su basi strettamente biologiche. Ad esempio, i cromosomi che determinano
il sesso (X e Y) possono esistere in combinazioni atipiche (come nella sindrome
di Klinefelter
[XXY]). Ciò rende difficoltoso l’uso del genotipo
come mezzo per definire esattamente due sessi distinti. Gli individui intersessuati
possono avere, per varie e diverse ragioni biologiche, genitali ambigui.

Dall’inglese
"strano", "strambo", negli anni ’70, il termine "Queer" è equivalente all’italiano
"frocio". Si attesta poi nell’uso comune durante gli anni ’90, quando viene reso
popolare dal gruppo di attivisti americani Queer Nation.,
Si propone una riappropriazione del termine spogliando quindi la parole del suo
potere offensivo. Non è un sinonimo di LGBT (Lesbian
Gay Bisex Transgender
)
o gaylesbico. Il termine queer nasce anche (e soprattutto) in
contrapposizione agli stereotipi diffusisi nell’ambiente gay. "Queer"
è più che altro un termine politico, spesso usato da coloro che sono
politicamente attivi; da chi rifiuta con forza le tradizionali identità di
genere; da chi rifiuta le categorie dell’orientamento sessuale come gay,
lesbica, bisessuale ed eterosessuale; da chi si rappresenta e percepisce come
oppresso dall’eteronormatività
prevalente nella cultura e nella società; e/o dalle persone eterosessuali le
cui preferenze sessuali le rendono una minoranza (ad esempio chi pratica il BDSM o il bondage).

 

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