Carole Pateman, Il contratto sessuale, Editori Riuniti, 1997, Ed. Or. The sexual contract, 1988 E’ la teoria politica femminista più convincente mai scritta sul contratto di matrimonio e sul contratto di prostituzione. Pateman comincia ricordando le teorie del contratto sociale che sono alla base delle società “democratiche” e liberali occidentali. Nota come tale teoria sia basata su “storie congetturali” dove il gruppo dei figli (maschi) dà l’assalto al potere assoluto del padre e ne prende il posto, fondando una società di liberi e uguali (“contratto sociale”). Manca però una parte fondamentale in questo racconto mitologico, il momento in cui i fratelli rivoltosi si sono accordati per avere un accesso “uguale” alle donne, e nello stesso momento le hanno relegate nella servitù, confinandole nel privato ed escludendole dalla società dei liberi e degli uguali. Strumento cruciale per la subordinazione delle donne è stato il contratto di matrimonio: tutti i giuristi e i teorici che ipotizzavano l’inferiorità “naturale” della donna, ipotizzavano al tempo stesso una sua “uguaglianza” nel momento di contrarre il matrimonio, con l’obiettivo di nascondere l’inferiorità (e la necessità sociale) da cui la donna partiva e quindi il suo sostanziale asservimento all’interno del “contratto”. In tutto il mondo il matrimonio è stato configurato come diritto di accesso senza limiti del marito al corpo della moglie, e fino a pochi anni fa ovunque era escluso il reato di violenza sessuale fra marito e moglie.Altri contratti presi in considerazione sono il “contratto” di schiavitù e il contratto di madre surrogata (“utero in affitto”). Il libro si conclude con un bellissimo capitolo intitolato “Cosa c’è che non va nella prostituzione?” Lei lo dice così bene che non resta che citare: “Nel patriarcato moderno sono disponibili vari mezzi con cui gli uomini possono confermare i termini del contratto sessuale. Il matrimonio è ancora fondamentale per il diritto patriarcale, (…) ma esiste un enorme commercio multimiliardario dei corpi femminili. La prostituzione è parte integrante del capitalismo patriarcale. Le mogli non sono più assegnate in aste pubbliche, ma nel mercato capitalistico gli uomini possono comprare l’accesso al corpo femminile. Il diritto patriarcale si incarna esplicitamente nella “libertà di contratto”.Le prostitute sono immediatamente disponibili a ogni livello del mercato per ogni uomo che possa permetterselo, e vengono spesso fornite come parte integrante di transazioni di affari, o politiche o diplomatiche” (…) “I contrattualisti radicali dichiarano che una prostituta cede per contratto una certa forma di forza lavoro per un periodo limitato in cambio di denaro. Tra la prostituta e il cliente sussiste un libero scambio; il contratto di prostituzione equivale esattamente al contratto di lavoro – o ne è un esempio. (…) Sul mercato non sono offerti il corpo e l’io della prostituta; essa può cedere per contratto l’uso delle proprie prestazioni senza detrimento per se stessa” Ma in realtà (…) “In contrasto con i datori di lavoro, gli uomini che stipulano un contratto di prostituzione hanno un solo interesse: la prostituta e il suo corpo. C’è un mercato di surrogati del corpo femminile rappresentati dalle bambole gonfiabili; tuttavia a differenza delle macchine che sostituiscono il lavoratore, queste bambole, secondo la pubblicità “sembrano vere”. Le bambole rappresentano la sostituzione letterale delle donne, non una sostituzione funzionale come quella delle macchine installate al posto del lavoratore. Persino il surrogato di plastica di una donna è in grado di dare all’uomo la sensazione di essere un padrone patriarcale. Nella prostituzione, l’oggetto del contratto è il corpo della donne, e l’accesso sessuale a quel corpo. Il fatto che sul mercato siano in vendita corpi in quanto tali, somiglia molto alla schiavitù. (…) Nessuna forma di forza lavoro può essere separata dal corpo, ma soltanto attraverso il contratto di prostituzione l’acquirente ottiene il diritto unilaterale all’uso sessuale diretto del corpo di una donna (…) Nel patriarcato moderno, la vendita dei corpi femminili nel mercato capitalistico implica la vendita di un io in senso diverso, e più profondo, rispetto alla vendita del corpo di un giocatore di baseball maschio o dalla vendita del controllo sull’uso del lavoro (corpo) di uno schiavo salariato. (…) Nella prostituzione, gli io delle donne sono coinvolti in un modo diverso rispetto al coinvolgimento dell’io in altre occupazioni. I lavoratori di ogni tipo possono essere più o meno “legati al proprio lavoro”, ma la connessione necessaria tra sessualità e senso di sé significa che, per proteggersi, una prostituta deve distanziare se stessa dal proprio uso sessuale” (…) Quando i corpi delle donne vengono messi in vendita sul mercato capitalistico, i termini del contratto originario non possono essere dimenticati; la legge del diritto sessuale maschile viene affermata pubblicamente, e gli uomini vengono pubblicamente riconosciuti come padroni sessuali delle donne – ecco che cosa c’è che non va nella prostituzione”.